Allenatore professionista, laureato in Management dello Sport e delle attività Motorie, osservatore per la Nazionale Giovanile della Lega Pro. È questo il profilo del Responsabile del settore giovanile rossonero Gianfranco Mancini che, da oltre un mese e mezzo, lavora alacremente per ridisegnare il volto di questa categoria. Ha in mente di realizzare un progetto ambizioso, lungimirante e ad alto impatto sul territorio. Ecco le sue parole.
Com’è strutturato il settore giovanile rossonero per la stagione sportiva 2021/22?
Abbiamo rifondato un pò tutto, è l’anno zero, della ricostruzione 2.0, perché stiamo ripartendo con un nuovo percorso, una nuova proprietà e soprattutto con degli obiettivi diversi. La prima cosa che abbiamo fatto è l’azzeramento dei gruppi della passata stagione. Quindi ci saranno, sicuramente, delle novità all’interno dei gruppi squadra e degli staff tecnici. Abbiamo inserito delle figure professionali molto importanti come, ad esempio, tre preparatori atletici, un match analyst e gli allenatori professionisti in tutti i settori. Quest’anno partecipiamo ai campionati delle tre squadre nazionali – Primavera 3, Under 17 e Under 15 – e alle competizioni regionali con le due squadre dell’Under 16 e Under 13. Inoltre, ci saranno tante novità sia a livello organizzativo sia di struttura e strumenti. Certo, non è facile, quando c’è un cambiamento spesso si è impopolari. Ma siamo fiduciosi della strada intrapresa. I giovani rappresentano l’unico patrimonio reale di una società, ecco perché occorre investire seriamente come stiamo cercando di fare.
Quali sono gli obiettivi fissati e auspicati?
L’obiettivo principale è quello di ritornare a fare calcio sul territorio, ripartendo dal basso. Infatti, stiamo ricostruendo una rete di relazioni con diverse società locali come la Cosmano, la Juventus San Michele, il Foggia Football Club e la San Pio X di Lucera. Tra gli obiettivi rientra anche quello di migliorare i giovani per permettergli di arrivare in prima squadra o, almeno, affacciarsi al calcio professionistico. Un miglioramento ad ampio spettro: individuale, mentale e tecnico perché è necessario offrire ai ragazzi la possibilità di formarsi, prima di tutto, come cittadini italiani in grado di affrontare la vita anche fuori dal rettangolo di gioco. Non diventeranno tutti dei giocatori.
Per raggiungere questi obiettivi quali strumenti pensate di utilizzare?
Stiamo elaborando un metodo di lavoro che sarà riconosciuto con il marchio del Foggia Calcio. Lo stiamo sviluppando con tutti i tecnici, preparatori atletici ed altri professionisti qualificati. Si tratta di elaborare la figura del calciatore pensante, dentro e fuori dal campo. A questo metodo sperimentale vengono associati due ambiti fondamentali: uno è lo sviluppo della neuroscienza, che ci aiuterà a capire l’intelletto e la velocità di pensiero dei calciatori perché il calcio, oggi, ha bisogno di giocatori che pensano velocemente, non solo che corrono velocemente. L’altro ambito riguarda le strumentazioni utilizzate come la piattaforma Youcoach, in cui gli allenatori registrano i dati delle sedute di allenamento; oppure la piattaforma Wyscout, grazie alla quale riusciamo a monitorare l’attività dei ragazzi. Inoltre, sfruttiamo il Gps, soprattutto per la Primavera 3 e l’Under 17, per verificare la condizione atletica dei ragazzi.
Quale tipo di calcio immagina per il futuro?
A mio parere, il calcio non potrà fare a meno di tre componenti fondamentali: tecnologia, innovazione e soprattutto formazione. Senza questi tre ingredienti non ha futuro, a tutti i livelli. All’estero stanno già sviluppando qualcosa a riguardo, in Italia ci sono delle difficoltà. Il calcio non può essere solo una questione economica, ma occorrono le competenze e gli strumenti per cambiarlo.
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