CENT’ANNI DI STORIA E GLORIA ROSSONERA

I primi calci ad un pallone, a Foggia, furono dati nel 1911, quando in città comparve l’Unione Sportiva Sardegna (“ispirata” dal sardo Marinucci) e l’Unione Sportiva Calciatori, maglia a strisce bianconere orizzontali che il 26 maggio del 1912 vinse la Coppa “Città di Foggia” trascinata da Peppino Comei, pioniere del calcio foggiano con i fratelli Tiberini, milanesi a Foggia per lavoro, che diedero vita all’U.S. Atleta. Quest’ultima fu poi “abbandonata” da diversi elementi, che a loro volta fondarono la “Maciste”, affacciatasi assieme alla U.S. Pro Foggia di Alfredo Cicolella.
La chiave di volta definitiva, però, ci fu il 12 Maggio 1920 quando, dalla “fusione” tra U.S. Atleta, Maciste e U.S. Pro Foggia nacque lo Sporting Club Foggia (dichiarato ufficialmente il 5 luglio), maglia a strisce rossonere (colori imposti dal più piccolo dei fratelli Tiberini, tifoso milanista) e il colonnello Carlo Giglietto primo presidente della storia calcistica foggiana.

Anche se è nel 1909 che si hanno notizie sulla prima squadra di calcio della Capitanata, la Daunia, che sarà l’antesignana dello Sporting  Club poi divenuto (dopo la fusione con il Velo Club) nel 1928 Unione Sportiva Foggia.
Una storia ricca e gloriosa a tinte rossonere che, dopo i primi due anni di inattività, inizia nel 1923: 1^ Divisione della Lega Sud, presidente Carlo Irace e in panchina Roberto Fini, uno dei pionieri del calcio locale, in campo i fratelli Sarti (Renato e Alessandro) e Peppino Comei, capitano e leader di quella squadra di lottatori, che vinceva nella polvere del vecchio campo “Pila e Croce” e che, tra alti e bassi, rappresentava non solo una città, ma l’intera provincia.

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SERIE B

1

COPPA ITALIA SERIE C

2

SUPERCOPPA DI C

1

CAMPIONATI SERIE C

4

1930 – 1940
E’ agli inizi degli anni ’30 che i satanelli (nome coniato dal giornalista-musicista Mario Taronna proprio in quegli anni) iniziano a farsi “conoscere” in Italia. E’ il periodo del Foggia delle 3M (Marchionneschi-Montanari-Marchetti) e mister Bèla Karoly, che faceva divertire tutti; ma a vincere fu il tecnico austriaco Tony Cargnelli, che conquistò la promozione in Serie B (1932, presidente Luigi Turtur) grazie anche ai gol di Gigi Bellotti e Pavanello, alla forza di Fioravante Baldi ed alla infinita qualità della mezzala emiliana Raggio Montanari. Impresa vanificata, poi, nei duri anni a seguire, quando tra problemi finanziari e soprattutto la Guerra, il Foggia fu decimato e portato ad affidarsi ad una politica low cost (avvicendando in panchina gli ungheresi Karoly, Ferenc Plemich e Istvan Fogl, poi Angelo Benincasa) puntando tutto su giovani valorosi atleti foggiani, che hanno contribuito a scrivere pagine del calcio di Capitanata, tra i quali spiccano Adelmo Baldi e soprattutto Vincenzo Marsico. Erano gli anni che portarono Enea Farina alla presidenza della Polisportiva, “figlia” della vecchia Unione Sportiva.
1940 – 1950
Serie C, IV Serie e poche gioie dagli anni ’40 fino alla fine degli anni ‘50, caratterizzati dal bombardamento del 1943 che devastò la città Seconda Guerra Mondiale, con il Governo che donò 100 milioni per riavviare la ricostruzione. Sono anni difficili per fare calcio a Foggia, che con Alceo Gigli prima e Roberto Fini poi, proverà a difendere i propri colori nell’immediato periodo post-bellico, affidandosi a valorosi atleti quali Attilio De Brita (uno degli alfieri rossoneri, 219 presenze per lui) e Francesco Trovatore. Nel 1946 l’U.S. diventa I.P.A.S. (Istituto Poligrafico Associazione Sportiva Foggia) dopo la fusione col Gruppo Sportivo Cartiera per un solo anno, il campo sportivo di Via Ascoli viene intitolato alla memoria di Pino Zaccheria (pioniere del basket foggiano deceduto al fronte nel ’42), Benincasa col suo “sistema” viene promosso in B sul campo nel 1948 (ma la riforma dei tornei negò al Foggia quella gioia), si allunga la scia di tecnici ungheresi con Andreas Kuttik, che si alternerà sulla panchina rossonera per tutta la stagione con Vincenzo Marsico, primo foggiano ad allenare il Foggia e ad adattarsi al sistema, tralasciando il vecchio “metodo”. Ma non fu fortunata ed i satanelli retrocedono in IV Serie, dopo la sconfitta nello spareggio con lo Stabia, che gli costò la panchina per poi tornarci qualche anno dopo.
1950 – 1960
I rossoneri bazzicano senza particolarmente brillare in IV Serie (tranne che nel 53-54 quando perde i “playoff” per la C), cercando di rialzare la china in un dopoguerra particolarmente duro. Anni difficili, quelli vissuti dal presidente Giulio Carella che alternerà in panchina il foggiano Vincenzo Marsico, Cesare Migliorini, l’ungherese Lajos Kovacs. Il 1957 invece è di fondamentale importanza, perché è l’anno della storica fusione con l’Incedit Foggia, che portò alla fondazione della U.S. Foggia & Incedit ed il conseguente “travaso” di tecnici e calciatori da una squadra all’altra, tra i quali il difensore Matteo Rinaldi, la “Roccia del Gargano”, un altro delle leggende rossonere (237 presenze e 6 gol). Il presidente è Armando Piccapane, sulla panchina rossonera resta Vincenzo Marsico poi sostituito nel 1959 da Nardino Costagliola, indimenticato portiere della Nazionale, che restò alla guida del Foggia fino a quando nel mondo rossonero non fece il suo esordio il Mago di Turi.
1960 – 1970
La rinascita, in un certo senso, del calcio foggiano parte negli anni ’60 e precisamente nel 1964, con la prima storica promozione in Serie A firmata Oronzo Pugliese e dal presidentissimo Don Mimì Rosa Rosa (successore di Piccapane), eguagliando il Grande Torino con 24 giornate di imbattibilità e mettendo in bacheca il primo trofeo internazionale, la Coppa delle Alpi-bis, l’unico vinto nella centennale storia rossonera. Il Mago di Turi fu anche l’artefice della storica vittoria (31 gennaio 1965) con l’Inter euromondiale di Helenio Herrera: nello squadrone che vinse 3-2 c’erano il bomber Vittorio Nocera e Romano Micelli, i primi due calciatori nella storia del Foggia a vestire la maglia della Nazionale Italiana.
1970 – 1980
Negli anni ’70 (dall’inizio alla fine) il Foggia visse il suo periodo più importante, facendo “l’ascensore” tra Serie A e B. Erano i tempi del commendatore Antonio Fesce, del “maestro” Tommaso Maestrelli, Lauro Toneatto e Roberto Balestri, che nel ’76 sostituì in panchina Cesare Maldini e riconquistò la massima serie e fior di calciatori vestirono ed onorarono la maglia rossonera. Si parte dall’unico e solo capitano, Gianni Pirazzini (424 presenze e 13 gol in rossonero), che la fascia l’ha tatuata sul braccio destro. Si prosegue con Bigon e Luciano Re Cecconi, l’angelo biondo volato in cielo troppo presto, passando per i recordman di presenze Mauro Colla (315) e Giorgio Majoli (210), Nevio Scala, Gigi Delneri e Nello Saltutti. E ancora Lele Trentini, il portiere coi baffi, che entrò nella storia del calcio con ben 1.002 minuti di imbattibilità e poi ancora i talenti del “vivaio” Valente e Pavone, Giorgio Rognoni, Gigi Villa e Giorgio Braglia. Senza dimenticare i vari Bordon, Ulivieri, Iorio, Bergamaschi, Lodetti e Domenghini (vice campione del Mondo a Mexico ’70). Verso fine anni ’70, però, tornano ad incombere i soliti problemi economici ed il ritorno in panchina dell’uruguagio Hector Puricelli non fu fortunato: il Foggia retrocesse in B per la peggior differenza reti con la Fiorentina. L’anno dopo (’79), col tecnico brasiliano Cinesinho, fu retrocessione in Serie C.
1980 – 1989
Gli inizi degli anni ’80 non verranno ricordati come i più entusiasmanti della centennale storia, considerando che dopo due stagioni di B (dal 1980 al 1982 con Puricelli e Veneranda in panca) sotto l’egida del presidente Fesce, che con Pirazzini nelle nuove vesti di direttore sportivo porterà in Capitanata i vari Petruzzelli, Sciannimanico e Tivelli, che con Stanislao Bozzi formava una grande coppia-gol. Ma i problemi restano e due anni dopo l’Unione Sportiva Foggia, martoriata dal lavoro scellerato dell’allora DS Ernesto Bronzetti, retrocede in Serie C e fallisce il 20 aprile del 1984, con il Tribunale che attraverso Antonio Lioce “pilota” il club in campionato ripartendo, tra campionati anonimi e tanti allenatori (Leonardi, Lamberto Giorgis, Romano Fogli, GB Fabbri e Viciani) alternatisi sulla panchina del club, ma sempre con una serie infinita di problemi finanziari. Nell’estate del 1987 Antonio Lioce cede l’Unione Sportiva Foggia a Pasquale e Aniello Casillo, imprenditori del grano di San Giuseppe Vesuviano, che diventano proprietari di quello che sarà subito il Foggia Calcio, si affida alla competenza tecnica di Peppino Pavone, ex attaccante rossonero che nel 1987 porta in panchina un giovane cecoslovacco, Zdeněk Zeman, sconosciuto ai più. E’ la prima volta del boemo da allenatore, poi l’anno dopo sostituito da Pippo Marchioro. Nel frattempo fanno il loro esordio sulle maglie rossonere i Satanelli, disegnati dal Savino Russo, logo nato in una notte che risulterà tra i più belli della storia. Ma è nel 1989-90 che il Foggia e tutta la città tornano a gioire e festeggiare con Giuseppe Caramanno, pragmatico tecnico siciliano, che dopo una stagione esaltante regala ai rossoneri il ritorno in B.
1990 – 2000
Apre i battenti “Zemanlandia”: calcio-champagne, Rambaudi-Baiano-Signori, giocate a memoria ed il fatidico ritorno in Serie A. Il settore giovanile rossonero sforna talenti tra i quali il foggiano “doc” Pasquale Padalino, primo calciatore di Foggia a vestire la maglia della Nazionale; poi Shalimov e Kolyvanov venuti dalla Russia, Josè Antonio Chamot e Roy il tulipano nero, due nazionali così come Dan Petrescu e Giovannino Stroppa, che proprio in Capitanata ritrova la Nazionale Italiana. Ma soprattutto Franco Mancini e Paolo List, che vivono nei cuori di tutti. Il Foggia è una realtà nel panorama calcistico nazionale, regala un grande calcio e sfiora la qualificazione in Coppa Uefa. Nel 1994-95 iniziano a pesare i problemi societari, Zeman lascia il Foggia che si affida ad Enrico Catuzzi; i satanelli nonostante un ottimo risultato in Coppa Italia (battuti in semifinale dal Parma), scendono in B dove vi restano altri due anni guidati da Tarcisio Burgnich, che sostituì Delio Rossi. Ma le problematiche extracalcistiche incombono pesantemente sul club rossonero, finito in mano ad un’amministrazione controllata che sperpera il patrimonio finanziario e sportivo del Foggia Calcio, condannandolo ad un inesorabile declino: prima la retrocessione in C1 (1997-98, Mimmo Caso in panchina) e l’anno dopo quella in C2, sotto la guida di Fabio Brini.
2001 - 2011
Il Foggia stuzzica le fantasie di Franco Sensi, presidente della Roma che promise e non mantenne, “saccheggiando” il parco calciatori (tra tutti Oshadogan, Brienza e Colucci, giovane talento del vivaio rossonero) del club, dove vanno e vengono presidenti (Nazzaro, Marco Russo, Alessandro Tommaselli), infiniti calciatori (ben 41 tesserati in quel periodo) e allenatori (Braglia, Lorenzo Mancano, Arcoleo, Bruno Pace e Carlo Florimbj) ceduto prima all’imprenditore foggiano Alfonso Zuccarino, coadiuvato dal contabile Giorgio Trinastich che si legherà subito dopo ai nuovi proprietari del club, la triade Franco Patano (nuovo presidente), Lucio Fares e Roberto Scirano (che fu poi il più giovane presidente del Foggia). Nella stagione 2002-03 il Foggia ritrova la C1 con Pasquale Marino, guidato in campo da Carannante e Roberto De Zerbi, “la luce” che illuminava lo Zaccheria. Ma le debolezze finanziarie, i contrasti interni tra soci e le diverse istanze di fallimento mosse al club incidono sull’andamento della squadra. Nel frattempo cade il triumvirato Patano-Fares-Scirano, il nuovo amministratore unico Trinastich alza bandiera bianca e con loro anche il Foggia Calcio, che il 6 aprile del 2004 viene dichiarato fallito dal Tribunale. Il 14 maggio 2004 Giuseppe Coccimiglio, imprenditore toscano di origini calabresi, diventa proprietario (e amministratore delegato) del Foggia, nel frattempo tornato (il 21 giugno) Unione Sportiva, con l’avvocato Aldo Teta presidente. I satanelli, riammessi in C1 dopo il fallimento, ingaggiano come allenatore Peppe Giannini; ma il “principe” di Roma (coadiuvato dal “bomber” Pruzzo) non fa bene e viene sostituito da Morgia in un anno che vedrà in rossonero l’attaccante belga Luis Oliveira ed il ritorno di Stroppa, ormai però entrambi a fine carriera. Coccimiglio passerà alla storia per esser stato “allenatore” per una domenica (9/01/2005 Foggia-Reggiana 2-1). Il calcio cittadino vive il suo momento peggiore rischiando il tracollo ed in sella al club “sale” un gruppo di imprenditori locali che decise di investire tempo e denaro nel Foggia, salvandolo dall’ennesimo fallimento: Tullio Capobianco, Gianni Di Carlo, Matteo La Torre, Pasquale Scirano, Domenico Bonassisa, Ciro Amodeo, Gerardo Ramundo, Enzo Nuzziello, Raffaele Pisante e Lanfranco Tavasci (con gli ultimi tre che si tirarono indietro quasi subito), i quali governeranno l’Unione Sportiva per cinque anni (ingaggiando come tecnici i vari Morgia, Rumignani, Fiorucci, Cuoghi, D’Adderio, Campilongo, Galderisi, Novelli, la coppia Antonio Porta-Fabio Pecchia e infine Ugolotti) collezionando una Coppa Italia di Lega Pro, due playoff per la B (tra cui la finale persa ad Avellino) ed un playout vinto (con il Pescina) col gol dell’argentino Franco Caraccio rimasto nella centennale storia: salvò i satanelli dal baratro della C2. Nell’estate del 2010 i soci cedono il club a Pasquale Casillo, che sceglie Matteo Biancofiore come presidente. Il ritorno della triade Casillo-Pavone-Zeman nella stagione 2010-11 fa sognare Foggia, che spera in una nuova Zemanlandia. Ma alcuni errori di valutazione del patron ed alcuni persi per strada, lasciano i satanelli di Zeman (tra i quali Lorenzo Insigne e Sau) con un pugno di mosche in mano. L’anno dopo c’è ancora Don Pasquale al timone, coadiuvato da Pavone. Ci sono problemi economici, i soliti. Valter Bonacina prima, Paolo Stringara e poi ancora Bonacina sulla panchina dei rossoneri, che si salvano sul campo ma a causa dei “soliti” problemi economici, non si iscrivono al campionato, facendo sparire l’U.S. Foggia dal calcio professionistico e “conservando” la proprietà del logo con i satanelli.
2012-2019
Il calcio a Foggia riparte dalla Serie D con una nuova società, formata da Davide Pelusi, Franco e Giuseppe Lo Campo, Ciro Amodeo: si chiama ACD Foggia Calcio ma senza satanelli nel logo (che propone il restyling delle tre fiammelle), presidente è il manager foggiano Davide Pelusi ed è il “Foggia dei foggiani”. In campo Cristian Agnelli, centrocampista prodotto del vivaio rossonero (234 presenze e 20 gol) tra gli alfieri storici e in panchina l’ex difensore Pasquale Padalino, al quale il direttore sportivo Beppe Di Bari (altro ex calciatore foggiano) affida la squadra. I rossoneri disputano una buona stagione grazie anche ai gol di Beppe Giglio, perdono lo spareggio playoff col Matera ma vengono ripescati in Lega Pro, dove presidente (2013-14) sarà Franco Lo Campo. Nel 2014-15 Di Bari “pesca” in Eccellenza lombarda Roberto De Zerbi, riportandolo a Foggia per regalargli la sua prima vera esperienza in panchina. Nel frattempo ci sono ancora problemi finanziari dietro l’angolo, in società si alterneranno diverse figure e l’avvocato Fabio Verile diventa presidente (giugno 2014). In tutto ciò, De Zerbi guadagna stima tra la gente, la squadra diverte con Iemmello, Sarno, c’è il ritorno a casa del difensore Alessandro Potenza, “sceso” in C dalla A. Ma la situazione societaria preoccupa non poco, fino alla svolta: nel giugno del 2015 i fratelli Franco e Fedele Sannella (proprietari del pastificio foggiano Tamma) acquistano la società rossonera, prima al 50% (l’altra metà è del commercialista Massimo Curci) e poi al 70% (il restante 30% è diviso tra Curci, Luca Leccese e Carla Di Corcia), che il 7 luglio torna a chiamarsi Foggia Calcio e a mostrare i satanelli sul petto, affidando la presidenza a Lucio Fares. De Zerbi, accolto con scetticismo, regala un calcio spettacolare, riaccendendo la fiamma con la tifoseria, riportando entusiasmo e conquistando una Coppa Italia di Lega Pro mancando però la promozione per un soffio, a causa della finale playoff persa col Pisa. L’estate 2017 è tribolata, De Zerbi viene esonerato per dissidi con la società ed in tutta fretta viene “chiamato” alla guida del team Giovanni Stroppa, un altro grande ex calciatore rossonero. Sarà l’anno della svolta, perché Giovannino ricompatta uno spogliatoio “turbolento” e dopo 19 anni riporta il Foggia in Serie B, vincendo anche la Supercoppa di Lega Pro e restando poi in sella al club per un anno in cui allenerà i vari Leandro Greco, Kragl, Agazzi, Gerbo e Mazzeo. Giovannino va via nell’estate 2018, si parla di ridimensionamento ed invece arrivano Cristian Galano (attaccante foggiano) e ritorna il “re” Iemmello, mentre ad allenare il Foggia sarà Gianluca Grassadonia (l’ennesimo ex giocatore rossonero), che però non ottiene grandi risultati e viene sostituito in corsa da Gaetano Pavone (una sola partita per il tecnico della Primavera, che battè 3-1 la Cremonese) ma con il “ritorno” di Padalino già programmato. Il tecnico foggiano, purtroppo, non inverte la rotta negativa e, a sua volta, verrà avvicendato da Grassadonia in una stagione difficile e poco esaltante, con un finale ancora più triste. Il 13 Maggio 2019 i satanelli cadono a Verona (2-1) e retrocedono in Serie C. I conti non tornano più, i problemi economici devastano le casse del club rossonero ed i fratelli Sannella alzano definitivamente bandiera bianca, non iscrivendo la squadra al torneo di Lega Pro e sancendo la “nuova” fine del calcio cittadino, nell’incredulità generale. La rinascita, l’ennesima della centennale storia rossonera, parla sardo. In un caldissimo mese di luglio del 2019 giungono in Capitanata direttamente dalla Sardegna, (proprio come l’U.S. Sardegna, una delle società che favorì la nascita dello Sporting Club) gli imprenditori Roberto Felleca e Maria Assunta Pintus, che assieme a Davide Pelusi (ancora una volta, il manager foggiano al “capezzale” del Foggia) si aggiudicano con un assegno da 500.000 euro “cash” il titolo sportivo della squadra della città, “consegnato” loro dal sindaco di Foggia, Franco Landella. Dalle ceneri del Foggia Calcio nasce dunque il Calcio Foggia 1920, che riparte dal girone H della Serie D affidandosi dapprima al giovane debuttante Alessandro Amantino Mancini, ex centrocampista di Venezia, Roma, Inter e Milan, che dopo la prima giornata di campionato si dimette e viene avvicendato da Ninni Corda. Il campionato, però, si interrompe ad otto giornate dalla fine e non riprenderà più a causa del diffondersi a livello mondiale del virus “Covid_19” che, di fatto, paralizza tutto lo sport e “costringe” la LND, a causa di una serie di regolamenti di sanificazione con costi impossibili da sostenere, a cristallizzare la classifica. I satanelli chiuderanno da secondi, ad un solo punto dalla capolista e con uno scontro diretto da giocare allo Zaccheria. La storia continua…